Nel tempo, ascoltando i miei clienti, ho capito che non può esistere “il progetto “ ma soltanto “un nuovo progetto”. Sedendoci sul nostro divano nel tempo abbiamo trovato la posizione/sagoma ideale che ci faccia stare bene. Lo stesso principio è applicabile allo spazio dell’abitare, all’ambiente di lavoro o ad uno spazio pubblico. Ogni individuo lascia infatti la propria impronta abitando, passeggiando o visitando una città, ma indirettamente è anche influenzato dal passaggio di altre persone che hanno lasciato traccia del loro vissuto.
I colori, la luce, la qualità dell’aria, la temperatura ed i materiali sono alcuni degli elementi che partecipano alla definizione degli spazi. Sfogliando i progetti pubblicati nel sito, è evidente quale sia il mio compito: non lasciare “un mio segno”, ma dare al cliente un ambiente sagomato sulla sua personalità e sulle sue esigenze. Alcuni preferiscono avere elementi d’arredo tradizionali, altri invece assolutamente al passo con i tempi. A volte capita di disegnare su misura un tavolo o una libreria, oppure di ordinare tutto online. Non esiste un’unica procedura, perchè fortunatamente non si può standardizzare un progetto e nemmeno scoppiazzarlo.
Capita a volte che le richieste del committente non possano essere soddisfatte a pieno, per il rispetto delle normative o ad esempio per motivi strutturali; l’importante è cooperare per trovare l’alternativa che soddisfi in ugual modo l’esigenza esplicitata.
In sostanza credo di poter dire che un progetto sia un’impronta a due piedi: quella del committente e quella del progettista.